Straziami ma di baci saziami è una commedia romantica del 1968 che con la regia Dino Risi e la magistrale interpretazione di Nino Manfredi, Ugo Tognazzi e la bellissima attrice e modella statunitense Pamela Tiffin si impone nel panorama cinematografico italiano, ottenendo un buon successo e mettendo d’accordo tutti, sia il pubblico che la critica.
La storia si svolge tra il Lazio, Roma e le Marche, nel piccolo paese (immaginario) di Sacrofante Marche dove Marino Balestrini (alias Nino Manfredi), barbiere di Alatri, dopo essersi invaghito della bella marchigiana Marisa Di Giovanni (alias Pamela Tiffin) la raggiunge per iniziare con lei una seria relazione amorosa verso il matrimonio.
Dopo una serie di peripezie che rivelano l’aspetto ironico e grottesco della pellicola cinematografica (in primis il tentativo di suicidio dei due amanti, sdraiati sui binari di un treno) i due protagonisti sono pronti per convolare a nozze e coronare il loro sogno di felicità. Intanto nel piccolo paese marchigiano iniziano a circolare pettegolezzi sul comportamento di Marisa, ai quali Marino dà credito, invece di ignorarli.
Marisa, a questo punto abbandona il paese e l’amato Marino, e si trasferisce a Roma dove sposa il sarto sordomuto Umberto (alias Ugo Tognazzi). Scoperta la verità, Marino rimasto solo e senza soldi va a Roma alla ricerca di Marisa, e dopo un tentativo di suicidio gettandosi dal Tevere, vince una grossa somma di denaro giocando al lotto.
Tra i due amanti ritrovati scoppia nuovamente la passione, con l’unico problema che Marisa è sposata con Umberto. Decidono, pertanto di uccidere il marito di lei facendo esplodere una stufa a gas ma l’esplosione non solo non uccide Umberto ma lo rende più vivo di prima, facendogli riacquistare la parola e l’udito.
Tali eventi rendono la commedia divertente, leggera e brillante, grazie anche al gioco di ruolo dei due protagonisti maschili, vere e proprie maschere caratteristiche, che riempiono lo spazio alzando il tono sentimentale della pellicola.
Il tema centrale è la cultura popolare, fatta di pettegolezzi e stereotipi, passioni e intrighi, che arriva a toccare punte di ironia, sarcasmo e drammaticità, viaggiando sempre parallelamente alla realtà. Si vuole fissare una lente di ingrandimento sulla società (all’epoca siamo nel sessantotto), che dopo due conflitti mondiali, nonostante la volontà di emergere, tra rivolte e contestazioni, è ancora fatta di persone umili e risente di quelle origini contadine e rurali.
Una realtà culturalmente conservatrice, ancora fortemente popolare intrisa anche di una buona dose di semplicità dove il “pettegolezzo” diventa una fonte di divertimento e di certezza, animando ed influendo positivamente e/o negativamente (come nel caso dei due protagonisti) sulla vita quotidiana.