Una relazione extraconiugale è sempre fonte di conflitto tra le parti, solitamente coinvolge, non senza conseguenze, tre parti, (lui, lei e l’altro/a), e, in alcuni casi e circostanze, oltre a violare regole etiche e morali, può condurre a fattispecie delittuose di rilevanza penale, oggetto di diverse pronunce di merito e di legittimità.
Sul punto si è pronunciata la Suprema Corte di Cassazione (Sezione, I Penale, sentenza n. 28493/2015) che ha confermato la condanna per il reato di cui all’art. 660 C.p. nei confronti dell’amante, (rectius, all’epoca dei fatti ex amante), che attraverso delle telefonate aveva rivelato alla moglie la sua relazione extraconiugale con il marito di quest’ultima, arrecandole, nella specie, disturbo e molestia.
Siffatto comportamento a parere dei giudici della Suprema Corte di legittimità integra il reato di molestie, previsto e punito dall’art. 660 codice penale (Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a euro 516).
Sul punto a nulla rileva il fatto che le telefonate erano di numero limitato (nella specie si trattava soltanto di tre conversazioni telefoniche) e “che la persona offesa era disposta ad ascoltare e non aveva affatto posto fine ad esse” evidenziando il suo interesse, e pertanto il relativo consenso all’ascolto e ad acquisire le necessarie informazioni.
Secondo gli ermellini, “la natura molesta e petulante delle chiamate viene giustamente ricavata dalla forma anonima delle stesse”, nonché “dal contenuto delle informazioni riferite” tanto che la mancata interruzione da parte della moglie tradita, persona offesa nel processo, non può considerarsi acquiescenza o accondiscendenza all’ascolto; e inoltre la natura molesta e petulante delle chiamate si ricava da alcuni passaggi definiti “velatamente minatori o comunque tali da prospettare alla persona offesa futuri inconvenienti”.
(Corte di Cassazione, Sezione, I Penale, sentenza n. 28493/2015)