La Suprema Corte di Cassazione con la sentenza in commento si pronuncia sulla questione relativa alla competenza a giudicare quando il reato contestato al minorenne è un reato permanente, protrattosi anche dopo il raggiungimento della maggiore età.
In particolare la condotta è iniziata quando il soggetto agente era minorenne ed è poi successivamente proseguita quando lo stesso ha raggiunto la maggiore età.
In tal caso la Suprema Corte di Cassazione deve dirimere la questione se la competenza a conoscere del reato appartiene al Tribunale per i Minorenni ovvero al Tribunale Ordinario.
Il reato permanente è un reato per la cui esistenza la legge richiede che l’offesa al bene giuridico si protragga nel tempo per effetto della persistente condotta volontaria del soggetto. Due sono, pertanto, i requisiti che caratterizzano il reato permanente. In primis l’offesa derivante dalla condotta del reo abbia carattere continuativo, non si esaurisca cioè in un solo istante ma perduri per un certo tempo. Inoltre il protrarsi dell’offesa sia dovuto ad una persistente condotta volontaria del soggetto, per cui egli è in grado di porre fine a tale situazione offensiva. Il reato permanente si perfeziona nel momento in cui si realizza il minimum necessario ai fini del mantenimento della condotta offensiva. Il reato permanente si consuma, invece, nel momento in cui cessa la condotta volontaria del mantenimento. (cit. Ferrando Mantovani, Diritto Penale, Parte Generale, terza edizione).
La giurisprudenza di legittimità e di merito ha sovente ribadito e sottolineato che nell’ ipotesi del reato permanente
qualora un reato di tale natura sia attribuito a soggetto che era ancora minorenne all’inizio dell’attività criminosa, poi protrattasi anche dopo il raggiungimento della maggiore età, la competenza a conoscere del reato nella sua interezza spetta comunque al Giudice ordinario, escludendosi ogni possibile scomposizione di detta competenza fra Giudice ordinario e Giudice minorile.
Spunti di riflessione tratti dalla sentenza della Suprema Corte di Cassazione n. 9117 del 08 Febbraio 2011.