Psiche svenuta. Opera di Pietro Tenerani

Psiche svenuta

Psiche svenuta. Opera di Pietro Tenerani

Psiche svenuta è una scultura (marmo, cm 118×111) realizzata nel 1869 dallo scultore carrarese Pietro Tenerani, ed attualmente conservata presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Pietro Tenerani (Torano, Massa Carrara, 11 Novembre 1789 – Roma, 14 Dicembre 1869) è stato un celebre e rinomato scultore italiano dell’Ottocento, annoverato tra i principali esponenti del movimento artistico del purismo, di matrice classica-romantica. Formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, arriva al successo nel 1816 a seguito della realizzazione in gesso della scultura Psiche abbandonata, oggi conservata presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. L’opera viene acquistata nel 1819 dalla contessa fiorentina Carlotta de’ Medici Lenzoni e riprodotta in varie repliche. Dopo il grande successo ottenuto gli viene commissionata dal conte Giovanni Battista Sommariva la realizzazione di una nuova scultura dal titolo Psiche svenuta.

L’opera si ispira alla favola di Amore e Psiche tratta dall’Asino d’oro di Lucio Apuleio, scrittore romano del II secolo d.C.

La storia racconta che Psiche figlia di un re, era dotata di eccezionale bellezza tanto da suscitare la gelosia e l’ira di Venere, dea della bellezza. Questa manda da lei suo figlio Amore (Cupido) con lo scopo di far sì che la giovane ragazza si innamori di un uomo brutto. Ma Amore alla vista di Psiche se ne innamora perdutamente e, di nascosto dalla madre, la porta nel suo castello. Psiche però non può guardare il volto dell’amato e lo stesso non rivela la sua identità per paura di essere scoperti dalla madre Venere. Ma una sera, in violazione del patto, Psiche si reca nella stanza dell’amato per guardare il suo volto. Amore a questo punto abbandona Psiche, lasciandola nella completa disperazione. Pur di potersi ricongiungere con l’amato Psiche si sottopone a diverse prove predisposte dalla dea Venere per ottenere l’immortalità, delle quali l’ultima, la più difficile, è quella di discendere negli Inferi e chiedere alla dea Proserpina un pò della sua bellezza mettendola in un vaso. Ma ritornando dagli Inferi, Psiche apre il vaso e viene stordita dall’evaporazione dei fumi perdendo, di conseguenza, i sensi.

L’opera raffigura una giovane fanciulla nuda con due ali, Psiche, seduta a terra con gli occhi chiusi, con la mano sinistra poggiata su una roccia a seguito di un mancamento. Un drappo le copre parte dei fianchi e della coscia sinistra mentre il capo è leggermente reclinato all’indietro verso sinistra a seguito della perdita dei sensi.

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