Le figlie di Loth III. Opera di Carlo Carrà

Le figlie di Loth III

Le figlie di Loth III. Opera di Carlo Carrà. Musei Vaticani, Città del Vaticano, Roma.

Le figlie di Loth III è un dipinto (olio su tela, cm 60 x 80) realizzato nel 1940 circa dal celebre pittore italiano Carlo Carrà, annoverato tra i più importanti esponenti della Pittura futurista e metafisica, ed attualmente conservato all’interno dei Musei Vaticani, Città del Vaticano, Roma.

L’opera è la terza versione del medesimo soggetto. La prima versione risale al 1919, conservato presso il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, mentre la seconda risale al 1925 andata distrutta.

Carlo Carrà (Quargnento, Alessandria, 11 Febbraio 1881 – Milano, 13 Aprile 1966) è stato uno dei più importanti pittori ed esponenti nell’ambito della pittura futurista, nonchè professore presso l’Accademia di Brera dal 1939 al 1951. Interpreta il dinamismo in forme che non rinunciano mai totalmente ai valori plastici e pittorici. Allievo del paesaggista Cesare Tallone che lo indirizza ad un vivido e solido naturalismo convinto dell’importanza della ricerca luministica e del richiamo alla plasticità formale degli antichi. Studia poi i divisionisti, in seguito conosce l’intima struttura della materia dallo scultore Medardo Rosso che ama tendere verso una luce che emoziona, rileggendo le opere antiche secondo una sua caratteristica carica ironica. Conoscendo Boccioni tuttavia, si sposta verso la pittura futurista per poi allontanarsi dal gruppo per divergenze con Filippo Tommaso Marinetti. Nel 1917 incontra De Chirico e immediatamente adotta l’idea dei suoi manichini inserendoli in ambienti claustrofobici.

Il dipinto Le figlie di Loth III basato sull’episodio biblico raffigura due figure femminili poggiate ai lati di un edificio. Dalla nudità dei corpi emerge la giusta dose di sensualità e di pathos. La donna sulla sinistra è in piedi mentre la donna a destra è seduta. Accanto a loro è raffigurato un cane che si rivolge (con la zampa verso l’alto) verso la ragazza in piedi. La scena si svolge su una spiaggia e in lontananza si intravede il mare e richiama interamente la corrente metafisica.

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