L’antica pazienza. Poesia di Maria Luisa Spaziani

L’antica pazienza Realtà e metafora Differenza Quant'è felice il sassolino Non chiedermi parole Rassicurazione Incontro Poiché non potevo fermarmi per la morte Proponimento Pace Avviso alla persona offesa Personaggio Aspettando Evelina CattermoleL’antica pazienza

Tu che conosci l’antica pazienza
di scogliere ogni nodo della corda
e allevi un pioppo zingaro venuto
a crescere nel coccio dei garofani,
lascia ch’io senta in te, come la sorda
nenia del mare dentro la conchiglia,
la voce della casa che il perduto
tempo ha ridotto in cenere.
Ma è cenere il pane scuro, sacro,
-quello che alimentavi col tuo soffio,
nel forno buio della guerra- e reca
imperitura in sé la filigrana
dei tuoi ciliegi dilaniati.
L’allegria rialza la sua cresta
di galletto sui borghi desolati,
come il lillà che ti cresce alle spalle
passo a passo, baluardo sul massacro.
Raccoglie ancora e sempre il pigolante
nido abbattuto dal vento di marzo
e ripara le falle della chiglia.
Nessuno è senza casa se l’attende
a sera la tua voce di conchiglia.

Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 Dicembre 1922 – Roma, 30 Giugno 2014) è stata una famosa poetessa di origini torinesi, annoverata tra le principali interpreti femminili della letteratura italiana del XX secolo e tre volte candidata al Premio Nobel per la letteratura, (1990, 1992 e 1997). Nata in una benestante famiglia del nord Italia, studia e si forma a Torino, e nel corso degli anni si appassiona alla letteratura e alla poesia fino a dirigere, giovanissima, una piccola rivista, prima chiamata “Il Girasole” e poi “Il Dado” come omaggio a Mallarmé. Si laurea presso la facoltà di lingue dell’Università di Torino con una tesi su Marcel Proust e rimarrà sempre vicina alla poesia e alla letteratura francese trasferendosi nel 1953 per brevi periodi a Parigi.

L’incontro con il poeta Eugenio Montale nel 1949 segna la nascita di un connubio amicale e soprattutto culturale e letterale, destinato a durare nel tempo. Un amore platonico alimentato a colpi di penna e una grande intesa e passione culturale dal momento che entrambi sono impegnati: Eugenio Montale con la scrittrice Drusilla Tanzi e Maria Luisa Spaziani con lo scrittore e filosofo Elémire Zolla, che sposa nel 1958 dopo dieci anni di fidanzamento (ma il matrimonio si scioglie nel 1960). Il loro “particolare rapporto” trova testimonianza diretta nella letteratura italiana dove la poetessa Maria Luisa Spaziani diventa la Volpe, simbolo di passione e desiderio erotico (Madrigali privati dalla raccolta di poesie “La bufera e altro” del 1956) mentre Montale viene apostrofato con il nomignolo di Orso.

Tra le sue opere principali occorre citare Le acque del sabato del 1954, l’ Utilità della memoria del 1966, L’occhio del ciclone del 1970, Geometria del disordine del 1981, I fasti dell’ortica del 199, e soprattutto Giovanna d’Arco del 1990.

Maria Luisa Spaziani muore il 30 Giugno 2014 a Roma, all’età di 91 anni.

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