Giuditta e la fantesca con la testa di Oloferne. Opera di Orazio Gentileschi

Giuditta e la fantesca con la testa di Oloferne

Giuditta e la fantesca con la testa di Oloferne. Opera di Orazio Gentileschi. The National Museum of Art, Architecture and Design di Oslo.

Giuditta e la fantesca con la testa di Oloferne è un dipinto (olio su tela) realizzato tra il 1608 e il 1609 dal pittore toscano Orazio Gentileschi (padre della famosa pittrice Artemisia Gentileschi), ed attualmente conservato presso The National Museum of Art, Architecture and Design di Oslo.

Orazio Lomi Gentileschi (Pisa, 9 Luglio 1563 – Londra, 11 Settembre 1639) è stato un celebre pittore, grande esponente del Caravaggismo. Opera a Roma, a Genova e a Londra, dove sono conservate la maggior parte delle sue opere. Tra queste occorre citare il dipinto raffigurante “David con la Testa di Golia” conservato presso la Galleria Spada di Roma; la tela raffigurante il Battesimo di Cristo, conservata Chiesa di Santa Maria della Pace a Roma; la tela raffigurante San Francesco d’Assisi riceve le stimmate, conservata nella Chiesa di San Silvestro in Capite a Roma; il dipinto raffigurante Santa Cecilia suona la spinetta conservato presso la Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia; il dipinto raffigurante l’Annunciazione conservato nella Galleria Sabauda di Torino; il dipinto raffigurante il Riposo durante la fuga in Egitto conservato nel Museo del Louvre; il dipinto raffigurante il Ritrovamento di Mosè e San Francesco stigmatizzato sorretto da un angelo, conservati al Museo del Prado di Madrid; il dipinto raffigurante Danae, conservato al Getty Museum di Los Angeles; il dipinto raffigurante Santa Cecilia e i santi Tiburzio e Valeriano, conservato alla Pinacoteca di Brera.

Il Caravaggismo del toscano Orazio Gentileschi, acquisito dallo stesso a Roma, appare molto più moderato rispetto a quello di Michelangelo Merisi, e come accade nel dipinto in questione, lo sfondo scuro aumenta la drammaticità della scena. L’opera raffigura il momento successivo alla decapitazione di Oloferne, quando Giuditta e la sua ancella si stanno allontanando dall’accampamento assiro. La fantesca regge la cesta con dentro la testa del generale dell’esercito assiro, mentre Giuditta impugna ancora la spada con cui ha eseguito la decapitazione.

Il dipinto richiama l’altra opera Giuditta e la fantesca con la testa di Oloferne attribuita ad Artemisia Gentileschi e conservato nella Galleria Palatina, Palazzo Pitti di Firenze. L’unica differenza tra i due dipinti è nella figura di Giuditta che poggia la mano sulla spalla dell’ancella, quasi a volerla rassicurare.

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