Tra i maggiori esponenti di quel movimento artistico che va sotto il nome di “Macchiaioli” corre d’obbligo soffermarsi sulla figura di Giovanni Fattori.
Preliminarmente, dal punto di vista prettamente tecnico ed artistico, i Macchiaioli rifiutarono forma e disegno a favore della “macchia”, abbozzo sommario senza cura dei contorni in cui il colore veniva ricercato per effetto dei toni.
Abolirono il tradizionale chiaro-scuro e fecero un punto di forza dell’accostamento tra colori – luce e colori – ombra ottenendo una grande resa atmosferica molto suggestiva.
La macchia di colore spiccava di solito su uno sfondo vero che andava dal bianco di un muro all’ azzurro di un cielo; volumi ed ombre, prospettive e spazi erano dati solo dai colori e dai toni graduati della luce.
In particolare Giovanni Fattori, unitamente a Signorini, Lega, Mussini, De Tivoli si appassionarono e ripresero la filosofia del paesaggio , tema che era ormai desueto nella tradizione toscana, lasciandosi alle spalle i contenuti legati alla storia antica e alla riproduzione d’interni.
Successivamente il paesaggio fu semplificato fino alle sue strutture essenziali , si pose fine alla tematica religiosa e fu preferita la bellezza del vero come personificazione di un interesse sociale ben definito e di un orientamento politico di tipo democratico.
Giovanni Fattori diceva che “L’arte deve trarre ispirazione dalle manifestazioni della natura e dall’ impegno sociale”
Infatti temi ricorrenti e costanti in tutte le opere furono i paesaggi, la gente della Maremma e la vita militare spesso rappresentata con crudo e amaro realismo.
Giovanni Fattori abbandonò il chiaro – scuro romantico molto gradatamente a favore del contrasto a “macchia” di luce e del colore di grande nettezza ( in tal senso si segnala “La Rotonda di Palmieri” e “Signora al sole”).
Per creare effetti suggestivi Giovanni Fattori usò anche tavole e cartoni lasciandone trasparire le venature e la grana ( “La Sardigna a Livorno”).
Molti furono anche i ritratti di evidenza plastica (“La Nipotina”; “La cugina Argia”; “La terza Moglie”). Realizzò anche acquerelli e acqueforti: i cieli graffiati, i contrasti in bianco-nero e la semplificazione formale sono le sue più originali caratteristiche.
E noi, entro i limiti di un’arte generata in forma intelligente e non insultante, ci uniamo in coro!