Espressioni verbali nel reato di diffamazione
Le espressioni verbali che valenza possono assumere nel reato di diffamazione? (ex art. 595 C.p.: “Chiunque, …. comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a milletrentadue euro, Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a cinquecentosedici euro).
La diffamazione consiste, invero, nella lesione della reputazione, che può essere realizzata in qualsiasi modo (si tratta, infatti, di un reato a condotta libera).
Allorché è realizzata mediante espressioni verbali, deve trattarsi di verba attributivi di qualità negative alla persona offesa, ovvero di espressioni che gettano, comunque, una luce negativa su quest’ultima.
Tanto non è dato rilevare nel caso di specie, in quanto l’imputato, reagendo, a modo suo, alla condotta (provocazione) della vittima, ha augurato a quest’ultima di avere delle figli lesbiche, che abbiano a sposare dei gay. L’augurio, però, non è, nel caso di specie, attributivo di qualità negative alla vittima/persona offesa, esprimendo solo un auspicio, la cui verificazione dipende dalla volontà e dalle inclinazioni dei soggetti interessati.
Invero, le espressioni augurali sono rivelatrici della personalità di chi le formula, poiché ne svelano i gusti e la cultura; non già di chi le riceve. E se talvolta anche espressioni siffatte possono assumere carattere offensivo della reputazione, per il contesto in cui sono formulate, tanto è da escludere nella specie, dal momento che sono state proferite in un contesto anodino, popolato di pensieri in libertà da parte di persone sconosciute, nell’ambito di una querelle sulla omosessualità, che è oggetto di opposte valutazioni in ambito sociale e scientifico.
E’ da escludere, quindi, per la ragione sopra detta, che nel caso di specie sussiste il reato di diffamazione della vittima/persona offesa, quale che sia la valenza (positiva, neutra o negativa) dell’augurio alla stessa rivolto.
Corte di Cassazione, Sez. V Penale, sentenza 11 giugno 2020, n. 17944