Divorzio all’italiana. Film dell’anno 1961

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Divorzio all’italiana – Stefania Sandrelli e Marcello Mastroianni

Divorzio all’italiana” è un film che esce nelle sale cinematografiche nell’anno 1961 e sotto la regia di Pietro Germi conquista un Premio Oscar nel 1963 come Miglior sceneggiatura originale, due Golden Globe e tre Nastri d’Argento, ponendosi al vertice del filone della c.d. commedia all’italiana.

Ambientato in terra siciliana “Divorzio all’italiana” è incentrato sulla figura, abbastanza particolare e sui geniris, del barone Ferdinando Cefalù, detto Fefè, magistralmente interpretato da Marcello Mastroianni. Il barone Fefè è apparentemente coniugato con Rosalia, mentre nel suo intimo è pervaso da una cocente passione per la bella cugina Angela, interpretata da una giovanissima Stefania Sandrelli.

Per liberarsi di Rosalia e vivere in piena libertà la sua storia d’amore con Angela, il barone Fefè tenta in tutti i modi di procurare un amante alla moglie. Infatti la legge sul divorzio non è ancora stata approvata in Italia e Fefè vuole agire sulla base del delitto d’onore contemplato dall’art. 587 del Codice Penale e che prevedeva una pena ridotta per  l’omicidio e per le lesioni personali volontarie nella ipotesi in cui il delitto sia commesso nell’atto di scoprire il coniuge, la figlia e la sorella in una illegittima relazione carnale riconoscendo lo stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia.

Sul punto gia la Corte Costituzionale con la sentenza n. 126 del 1968 si pronunciava in questi termini: “Il principio che il marito possa violare impunemente l’obbligo della fedeltà coniugale, mentre la moglie debba essere punita, più o meno severamente, rimonta ai tempi remoti nei quali la donna, considerata perfino giuridicamente incapace e privata di molti diritti, si trovava in stato di soggezione alla potestà maritale. Da allora molto è mutato nella vita sociale: la donna ha acquistato pienezza di diritti e la sua partecipazione alla vita economica e sociale della famiglia e della intera collettività è diventata molto più intensa, fino a raggiungere piena parità con l’uomo; mentre il trattamento differenziato in tema di adulterio è rimasto immutato, nonostante che in alcuni stati di avanzata civiltà sia prevalso il principio della non ingerenza del legislatore nella delicata materia. Per l’unità familiare costituisce indubbiamente un pericolo l’adulterio del marito e della moglie, ma, quando la legge faccia un differente trattamento, questo pericolo assume proporzioni più gravi, sia per i riflessi sul comportamento di entrambi i coniugi, sia per le conseguenze psicologiche sui soggetti”.

Ma per arrivare alla completa abrogazione del delitto d’onore passeranno ancora diversi anni fino alla Legge n. 442 del 5 settembre 1981, che unitamente alla legge sul divorzio del 1970 e alla riforma del diritto di famiglia del 1975 tentano di ristabilire un principio di parità in ambito familiare.

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