La Chiesa di Sant’Ambrogio della Massima si trova a Roma, sita nell’omonima Via di Sant’Ambrogio, nei pressi del Portico d’Ottavia e della celebre Fontana delle Tartarughe, nel ghetto ebraico, rione Sant’Angelo.
La Chiesa di Sant’Ambrogio della Massima risale al XVII secolo ed è dedicata a Sant’Ambrogio, il quale si narra che abbia abitato in quel luogo fino al trasferimento come console a Milano (370). L’appellativo “de maxima” deriva dal vicino sbocco della Cloaca Massima nel Tevere. Il convento accanto alla chiesa viene fondato nel 353 da Santa Marcellina, sorella di Sant’Ambrogio.
La Chiesa di Sant’Ambrogio della Massima ha subito numerosi restauri e rifacimenti nel corso dei secoli IX e XIII secolo. La struttura attuale, in cui sono inglobati resti della chiesa di Santo Stefano de Maxima, viene edificata tra il 1606 e il 1634 da Orazio Torriani e Carlo Maderno su commissione della Badessa delle Benedettine del convento, Beatrice de Torres e di suo fratello, il cardinale Ludovico de Torres.
Si accede alla chiesa attraverso un portale barocco che affaccia su un cortile dove si trova una fontana seicentesca, realizzata a forma di ninfeo classico con alla base un antico sarcofago marmoreo romano.
La facciata esterna risale alla metà dell’800 preceduta da un portico d’ingresso a tre arcate.
L’interno della Chiesa di Sant’Ambrogio della Massima ha una pianta a croce latina, con due cappelle laterali per ogni lato.
La prima cappella sul lato sinistro è dedicata a San Giuseppe e conserva un dipinto di artista ignoto risalente al XIX secolo raffigurante “San Giuseppe in trono con il Santo Bambino e Santa Chiara e Sant’Ambrogio“.
La seconda cappella sul lato sinistro è dedicata alla Madonna e conserva una antica icona della Vergine con il Bambino. Ai lati e sopra l’altare si conservano decorazioni raffiguranti scene della vita della Vergine Maria, opera di Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino.
Il transetto sinistro conserva una pala d’altare raffigurante San Mauro che guarisce uno storpio, opera di Ciro Ferri.
L’altare maggiore è opera di Giovanni Maria Morandi e conserva una pala raffigurante Sant’Ambrogio fa rivivere la figlia di un povero, opera di Ambrogio Fumagalli. In origine si trovava una pala di Ciro Ferri. Sopra la pala dell’altare maggiore si trova un piccolo dipinto cinquecentesco raffigurante la Sacra Famiglia con una quarta persona rimasta sconosciuta. Sotto l’altare sono conservate le reliquie di San Policarpo.
Il transetto destro è dedicato alla Crocifissione, e conserva una pala d’altare raffigurante una Crocifissione, (copia della Crocifissione di Francesco Trevisani che si trova nella Chiesa San Silvestro in Capite).
Nella seconda cappella sul lato destro si conserva una statua raffigurante San Benedetto, opera di Orfeo Boselli; (la cappella, in origine era dedicata a Santo Stefano Protomartire e conservava la pala d’altare raffigurante Santo Stefano, opera di Pietro da Cortona, oggi al Museo dell’Ermitage a San Pietroburgo).
Nella terza cappella sul lato destro si conserva un dipinto raffigurante Santa Marcellina che insegna a leggere a Satiro e Ambrogio; (in origine conservava un dipinto raffigurante la Deposizione dalla Croce, opera di Giovanni Francesco Romanelli).
Nel refettorio del monastero si trova un affresco raffigurante la Deposizione con le Suore Benedettine offerenti, attribuito ad Antoniazzo Romano.