Borea rapisce Orythia è un dipinto (olio su tela, cm 98,5 × 135,2) realizzato intorno al 1640 circa dal pittore italiano Giovanni Francesco Romanelli, detto il il Viterbese, ed attualmente conservato presso la Galleria Spada di Roma, sita in Piazza Capo di Ferro, nel rione Regola.
Giovanni Francesco Romanelli, conosciuto anche come il Viterbese (Viterbo, 1610 circa – Viterbo, 1662), è stato un celebre pittore italiano. Allievo del Domenichino prima e di Pietro da Cortona, dopo, entrambi grandi esponenti del barocco seicentesco, Giovanni Francesco Romanelli è stato molto attivo a Roma e in Francia, a Parigi. Tra le sue opere più importanti occorre citare il dipinto raffigurante Mosè e le figlie di Jethro conservato presso il Museo del Louvre di Parigi; il dipinto raffigurante la Discesa dalla Croce eseguito per la Chiesa di Sant’Ambrogio della Massima a Roma; il dipinto raffigurante la Presentazione di Maria al tempio conservato nel presbiterio della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma; i dipinti raffiguranti la Sacra Famiglia con San Bernardino e il Martirio di San Lorenzo, conservati nel Duomo di Viterbo o Cattedrale di San Lorenzo.
Il dipinto Borea rapisce Orythia faceva parte della collezione del Cardinale Fabrizio Spada e raffigura Borea, il vento del nord, che trascina verso il cielo Orythia (Orizia) e accanto un amorino alato con in mano una torcia.
Secondo la mitologia greca Borea si innamora perdutamente di Orizia, principessa ateniese, figlia del re Eretteo, e al suo rifiuto la rapisce con la forza mentre si trova sulla riva del fiume Ilisso.
Borea viene raffigurato come un possente uomo anziano e alato, con la barba bianca e incolta, mentre stringe Orizia portandola in alto, in una nuvola per farla sua sposa. Quest’ultima, con gli occhi rivolti verso il cielo, mostra sentimenti di paura e sgomento. Accanto a loro è raffigurato un piccolo amorino alato, poggiato su una nuvola mentre regge in mano una torcia.