La nuova normativa sulla messa alla prova per gli adulti ha inciso sia sulle norme sostanziali che su quelle processuali, sia introducendo un istituto che è un beneficio giudiziario ed integra una nuova causa di estinzione del reato, e sia disciplinando con esso un nuovo rito che porta alla definizione anticipata del procedimento.
La disposizione di cui all’art. 464 bis C.p.P., comma 2, porta a ritenere che l’aver individuato, da parte del legislatore, uno sbarramento che individua espressamente un termine finale di presentazione della richiesta, con diversificazioni collegate ai differenti procedimenti, ma comunque ristretta al giudizio di primo grado, oltre il quale il beneficio giudiziario non è più applicabile, può rispondere ad una scelta precisa con la quale il legislatore, con tale disposizione, ha voluto dettare una disciplina applicabile a tutti i procedimenti pendenti, individuando tra essi quelli in cui la disciplina sostanziale può trovare applicazione (e per converso, quelli ai quali la disciplina non è applicabile).
D’altra parte, mettendo in rilievo che il legislatore, oltre alle norme sostanziali, ha previsto anche specifiche disposizioni processuali (una delle quali fissa uno sbarramento per la proposizione della richiesta) deve ritenersi che l’interpretazione costituzionalmente orientata della stessa può correttamente ritenerla espressione della discrezionalità legislativa, caratterizzata dalla scelta di ancorare ad un preciso momento procedurale la possibilità di proporre l’istanza, con ciò escludendosi che possa ritenersi incostituzionale aver deciso di lasciar fuori, dal novero dei procedimenti in cui il rito premiale è esperibile, quei procedimenti nei quali tale fase sia stata superata, cioè tecnicamente esaurita.
Pertanto, dal momento che la lex mitior è “costituita dalla previsione di una ulteriore causa di estinzione del reato tuttavia caratterizzata dalla stretta connessione con un rito peculiare che ne impedisce ogni rilievo nei giudizi di impugnazione“, bisogna concludere che
“quando il processo è ormai giunto davanti al giudice dell’impugnazione non vi è spazio sistematico alcuno per dare ingresso ad una procedura che, come e nei termini in cui si è prima argomentato, è strutturalmente alternativa ad ogni tipo di giudizio su una determinata imputazione”.
Peraltro, va aggiunto che il principio della lex mitior va ricondotto, in via generale, alle norme concernenti le fattispecie penali e le sanzioni ivi previste, con esclusione delle norme processuali che invece trovano il loro primo principio di riferimento nel diverso canone normativo del tempus regit actum di cui all’art. 11 preleggi.
Corte di Cassazione Penale Sent. Sez. 5 Num. 8633 Anno 2016