E’ l’11 Settembre del 1603 quando Michelangelo Merisi detto il Caravaggio viene arrestato a Roma, a Piazza Navona e nei giorni seguenti sottoposto ad interrogatorio. L’accusa è quella di diffamazione nei confronti di un altro pittore, Giovanni Baglione.
Invero, qualche mese prima Giovanni Baglione aveva sporto denuncia nei confronti del Caravaggio, di Orazio Gentileschi, Ottavio Leoni e Onorio Longhi, accusandoli di aver diffuso nell’ ambiente artistico romano dei poemetti satirici e diffamatori nei confronti del suo onore e della sua reputazione, stampati in diverse copie e distribuiti in tutta Roma. A dire di Giovanni Baglione le motivazioni di tale gesto sono da rinvenire nell’invidia provata dal Caravaggio e dai suoi amici artisti a seguito della realizzazione del dipinto la “Resurrezione” per la Chiesa di Gesù a Roma. Il dipinto viene commissionato a Giovanni Baglione suscitando l’odio e il disprezzo dei colleghi.
Il primo dato che emerge è il clima di forte ostilità nell’ambiente artistico romano, determinato da scontri tra pittori per accaparrarsi le commissioni più importanti. In tal senso Giovanni Baglioni viene dipinto come una persona che con i suoi modi “gentili” riesce ad accattivarsi le assegnazioni dell’ alta società e della Chiesa.
Il Caravaggio viene ascoltato il 13 Settembre 1603 e le dichiarazioni che rilascia sono uno dei pochi contributi sulla sua concezione dell’arte. Nella sua dichiarazione il Caravaggio cita alcuni artisti e pittori dell’ambiente romano che conosce molto bene come Annibale Carracci, Federico Zuccari, Orazio Gentileschi, Giovanni Andrea Donducci detto il Mastelletta, Antonio Tempesta,….e anche Giovanni Baglioni. Ma a precisa domanda del giudice su quali di questi fossero dei “valent’uomini“, ossia dei bravi pittori Giovanni Baglioni svanisce dall’ elenco. Ancora più incisiva è la sua spiegazione sui c.d. buoni pittori, cioè “coloro che sappiano dipingere bene ed imitare bene le cose naturali”.
Alla fine il processo si conclude con la condanna del Caravaggio ma grazie all’intervento dell’ambasciatore del re di Francia la pena viene scontata agli arresti domiciliari.
Tutte le carte del processo sono attualmente conservate presso l”Archivio di Stato di Roma.