L’ Annunciazione di Cortona è un dipinto (tempera su tavola, cm 175×180), realizzato tra il 1434 e il 1436 dal pittore fra’ Giovanni da Fiesole, detto Beato Angelico ed attualmente conservato nel Museo Diocesano di Cortona.
Fra’ Giovanni da Fiesole, (all’anagrafe Guido di Pietro) detto Beato Angelico (Vicchio, Firenze, 1395 circa – Roma, 18 Febbraio 1455), è stato un celebre pittore italiano e frate domenicano, beatificato il 3 ottobre 1982 da Papa Giovanni Paolo II. Molto attivo a Firenze (città nella quale si ricordano gli affreschi realizzati tra il 1440 e il 1445 nell’antico Convento di San Marco, oggi museo) e a Roma (dove si conservano gli affreschi realizzati tra il 1447 e il 1448 circa nella Cappella Niccolina in Vaticano), mentre ad Orvieto si ricordano gli affreschi raffiguranti il Cristo Giudice e la Vela dei Profeti realizzati nel 1447 nella Cappella di San Brizio, all’interno del Duomo.
L’ Annunciazione di Cortona rientra in una serie di dipinti sul medesimo tema realizzati dal Beato Angelico intorno al 1430, in particolare l’Annunciazione di San Giovanni Valdarno (databile intorno al 1432), e conservata nel Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Valdarno, in provincia di Arezzo, e l’Annunciazione databile intorno al 1435, conservata nel Museo del Prado a Madrid. A queste due opere deve aggiungersi, per chiarezza espositiva, anche l’Annunciazione del corridoio Nord nel Convento di San Marco a Firenze, annoverata quale capolavoro dell’arte rinascimentale, e databile in un periodo successivo, orientativamente tra il 1440 e il 1450, dopo che il pittore rientra dal soggiorno romano.
L’ Annunciazione di Cortona viene commissionata al Beato Angelico da un mercante di tessuti ed era destinata alla Chiesa di San Domenico a Cortona. Il pittore nella realizzazione dell’opera trae ispirazione dal dipinto dell’Annunciazione di Masolino da Panicale (databile tra il 1423 e il 1424 o tra il 1427 e il 1429) realizzato per la Chiesa di San Niccolò Oltrarno, a Firenze, riprendendo l’impostazione architettonica al posto del fondo completamente dorato.
L’Angelo e la Vergine sono raffigurati all’interno di un porticato classico in un intenso colloquio che si desume dalla gestualità, dalla postura delle due figure e dai loro sguardi: l’Angelo con il dito destro indica la Vergine e con il dito sinistro la colomba, simbolo dello Spirito Santo, che vola sopra di lei; la Vergine si protrae con il corpo in avanti, in un cenno di inchino in segno di accettazione al volere divino e con le braccia incrociate al petto in segno di sottomissione. Al centro della trabeazione è presente la figura del profeta Isaia.
All’esterno del porticato, in alto a sinistra, sono raffigurati Adamo ed Eva dopo la cacciata dall’Eden, episodio che si ricollega al significato biblico dell’Annunciazione: la nascita di Gesù annullerà il peccato originale.
La predella contiene le Storie della Vergine; si tratta di cinque scene che raffigurano lo Sposalizio della Vergine, la Visitazione, l’ Adorazione dei Magi, la Presentazione al Tempio e la Morte della Vergine, oltre a due scene, in corrispondenza dei pilastri laterali incentrate sulla Leggenda di san Domenico, in particolare la Nascita e l’Apparizione della Vergine che consegna a San Domenico l’abito domenicano. I dettagli dell’opera derivano dalle capacità del Beato Angelico come miniatore.